02/10/2016 – di Michele Tringali per gavrilobtc.it
La stagione estiva è ormai alle spalle e sebbene l’Halving 2016 non abbia mostrato ancora sostanziali cambiamenti nel mondo Bitcoin, per certo si nota una maggiore attenzione generale riguardo al mondo delle criptovalute ed alle possibilità che offrono. Ciò senza dubbio grazie anche alla diffusione massiccia di smartphones e tablets che avvicinano sempre di più il cittadino comune alle nuove tecnologie pur senza saperne più di tanto, con piattaforme come whatsapp, facebook, twitter, instagram ed in generale i social media che permettono di sentirsi collegato al resto del mondo e parte attiva di esso grazie alla condivisione di propri contenuti.
Cosa centrano, penserete voi, i social media che per molti ormai sono diventati parte della vita quotidiana, con una cosa considerata ancora elitaria e da smanettoni come il Bitcoin?
La risposta è Paymeabit.
L’ idea nuova di una società startup sarda che, seguendo il concetto dei social media, introduce l’idea di monetizzare la condivisione dei contenuti sostituendo i 4 miliardi di “mi piace” (like) quotidianamente cliccati nel mondo, con una piccolissima donazione in bitcoin del controvalore inferiore all’ eurocent.
Semplice e rivoluzionario.
Tutto nasce dalla passione dei suoi creatori per la criptomoneta ed i social networks, con lo sviluppo di una piattaforma basata su 3 regole:
1) Tutto ha valore in bits (una milionesima frazione di bitcoin)
2) E’ facile guadagnare bits
3) Chiunque ha bits (50bits sono circa un eurocent, per capirci…)
Se ne accorgono anche quelli di NexusLab, acceleratore di imprese svizzero che tra 260 Startup analizzate premia Paymeabit tra le prime 10, unica italiana nel settore dell’innovazione Fintech.
Incuriosito, anche io mi sono iscritto già a luglio e ammetto di aver provato intima soddisfazione a veder remunerato qualche recente articolo del mio blog con il sistema delle donazioni. Paymeabit è perciò senz’altro un ulteriore ed efficace strumento per diffondere l’utilizzo dei Bitcoin e la possibilità di aprire gruppi per argomenti specifici lo rende di facile consultazione rispetto ad una ricerca sulla timeline o per argomenti più tippati (più remunerati con mance/like).
Ma il fatto di poter pubblicare contenuti visibili solo a pagamento, apre ben altre prospettive .
Ho voluto perciò parlarne direttamente con Luigi Angotzi, ideatore e sviluppatore di Paymeabit.
“Quale è il punto della situazione da quando avete pubblicato Paymabit?
– Da metà giugno, periodo in cui è stata pubblicata la versione open-beta della piattaforma, le iscrizioni attive sono già migliaia e hanno generato un giro di qualche centinaio di migliaia di bits.-
Quali sono le nazionalità degli attuali iscritti e quando pensate di rilasciare la versione definitiva?
– La percentuale maggiore di iscritti sono utenti italiani, seguono i russi e ucraini insieme ad America latina e Paesi Europei . Le release sono in continuo sviluppo. Le features principali ci sono quasi tutte, ne aggiugeremo altre nelle prossime settimane. –
Qual è la filosofia del vostro progetto e quali possono essere gli sviluppi futuri di Paymeabit?
– La filosofia di base del progetto rispecchia quella del Bitcoin, ovvero la decentralizzazione e disintermediazione dei sistemi attuali. La vision è quella che gli utenti si possano scambiare bit per prodotti/servizi in modo semplice e senza l’intervento di una terza parte.-
Intendi dire che seguirà le tracce di facebook per diventare un efficace veicolo di marketing o la direzione che intravvedete è più complessa? E al di là delle vostre intenzioni, gli indicatori degli iscritti in questo momento puntano verso …??
– Assolutamente sì, è questa la visione che abbiamo. Ogni contenuto digitale avrà la possibilità di essere remunerato attraverso una tip (una donazione volontaria dell’utente) oppure di essere comprato/venduto.
Attualmente gli utenti iscritti inseriscono i propri contenuti all’interno della piattaforma come ad esempio tesi di laurea, libri, articoli, foto, video, recensioni, file, ecc. I contenuti sono molto eterogeni.
Si può affermare che Paymeabit è la decentralizzazione dell’informazione classica? Niente più editori e linee editoriali imposte, niente più censura….
– Hai centrato il punto! Paymeabit elimina il rapporto gerarchico tra chi scrive e chi sta sopra di lui e lo paga. Il content creator potrà sostentarsi vendendo i propri contenuti in modo autonomo. I contenuti possono essere tippati” (cioè ricevere una donazione esattamente come si lascia un like su facebook) oppure comprati.
Sulla censura, argomento delicatissimo, cosa dici? Prevedere la possibilità di creare gruppi chiusi e su invito per argomenti e contenuti censurabili può essere una soluzione che salvaguarda tutte le parti ? Quale è la vostra posizione di responsabilità verso i contenuti pubblicati?
– Sulla censura per adesso non mettiamo vincoli, a patto che si rispettino le linee guida della piattaforma (quindi no NSFW) e posso affermare che gli utenti sono molto corretti e finora non abbiamo mai avuto di che preoccuparci. Nel caso succedesse, il contenuto censurabile verrebbe eliminato e l’utente segnalato alle autorità. Sulle responsabilità noi rispettiamo le regole, se il legislatore di turno normerà ulteriormente la materia, ci adegueremo a questa. Per quanto riguarda la possibilità di creare gruppi chiusi con fee d’accesso è in sviluppo, debutterà nelle prossime settimane.
Bene per il momento è tutto . Grazie per i chiarimenti e complimenti per l’iniziativa! “