Internet è cambiato. Il Web 1.0 (statico) è stato concepito per collegare tra loro documenti ipertestuali. L’utilizzo di nuovi linguaggi ha portato al Web 2.0 (dinamico), dove l’utente da passivo diviene attivo. Ciò ha condotto al parto di veri e propri “mondi virtuali”, interattivi (MMORPG, come World of Warcraft e Second Life), con vere e proprie economie virtuali e sistemi sociali.
L’apparizione dentro mondi virtuali di valute virtuali (la prima i Linden Dollar di Second Life) ha portato alla formazione di un’economia reale nel virtuale, e alla conseguente creazione di nuovi mercati (siti) per lo scambio di tali valute e la creazione di una metavaluta (Open Metaverse Currency) usata per comprare o vendere beni virtuali o servizi in contesti virtuali. Confusi? Abbiamo appena cominciato.
Le valute virtuali sono un tipo di moneta digitale. Queste ultime sono esattamente quello che il loro nome ci dice: valute memorizzate elettronicamente, così come per capirci sono gli Euro “memorizzati” nei conti corrente bancari).
Le criptovalute – nate nel “virtuale” – divengono “reali”, nel momento in cui possono essere utilizzati per acquistare beni e servizi nel mondo reale. A Rovereto attualmente vi sono più di 20 attività che accettano bitcoin (locali, ottici, professionisti: piazza Malfatti viene scherzosamente chiamata “piazza Bitcoin”), e BATM (bitcoin bancomat) sono attivi sia a Rovereto che a Trento, presso la struttura di Impact Hub Trentino.
Come siamo arrivati a questo? Il 31 ottobre 2008 dentro una mailing list appare un articolo – vedi qui -. Autore il “fantomatico” Satoshi Nakamoto (presumibilmente uno pseudonimo) che descrive il primo esperimento di criptovaluta: “Bitcoin: A Peer-to-peer Electronic Cash System”.
L’architettura di base parte dalla volontà di creare un sistema che non richieda un emittente, un controllore (dunque un ente terzo garante), costruito “ad assenza di fiducia” in maniera decentralizzata, resiliente e che permetta lo scambio diretto e sicuro (senza delegare tale ruolo all’esterno del rapporto), riservato (senza essere anonimo) e trasparente (in virtù di un registro condiviso, blockchain).
Ad ottobre 2009 New Liberty Standard calcolò la prima valutazione (1 USD = 1.309,13 BTC) basandosi sul costo dell’energia necessaria per effettuare il mining, ovvero l’operazione di validazione da parte dei “pari”. Siamo di fronte quindi a una moneta basata sul lavoro e non sul debito. Ad oggi (16.3.2016) il cambio del bitcoin è 374.76EUR = 1BTC. Dunque in poco più di cinque anni si è passati da un valore di meno di un centesimo di dollaro a più di quattrocento dollari.
Perché creare un’architettura dove non occorra riporre la fiducia? Perché la storia ci insegna che questa può essere tradita. La banca centrale può inflazionare la valuta (si veda il recente Quantitave easing), oppure le banche possono fallire (si veda la storia dei recenti Bail-in europei) o i governi confiscare o bloccare i trasferimenti (governo Amato, 1992), o per ultimo la valuta nazionale potrebbe non essere accettata fuori confine o esclusa da un sistema più forte (quello dell’Euro, per fare un esempio). Chi ritiene che la storia passata (Argentina, Cipro) e recente (Grecia, MPS, Banco Etruria) pesi tanto da disincentivare dal fidarsi dei modelli bancari e finanziari, può oggi affidarsi a una struttura differente: un elemento matematico (la crittografia asimmetrica che garantisce l’unicità di un soggetto); un elemento tecnico (la rete raggiunge il consenso attraverso una proof of work, valida la transazione e la iscrive nel registro condiviso, immodificabile); un elemento economico (l’incentivo che la rete attribuisce ai miners, che validano le transazioni). Tutti questi elementi sono strutturati per funzionare senza alcun intermediario, escludendo (fino a prova contraria) corruzione e malaffare.
A prima vista una rivoluzione. Perché allora alcuni media guardano con sospetto al bitcoin, assegnandogli quasi un valore negativo e pericoloso? Probabilmente perché sono uno strumento libero, che funziona sulla base di un controllo multicentrico e orizzontale. Rimangono una delle invenzioni potenzialmente più democratiche della storia dell’Uomo, dove svincolate da ogni intermediario, si distribuiscono controllo, fiducia e trasparenza attraverso una rete tra pari. Saremo pronti per un salto di tale portata?
Alessio Salvetti