Ecco un articolo di oggi pubblicato da Il Giornale, il primo quotidiano d’Europa ad offrire l’abbonamento pagabile in Bitcoin.
Rivoluzione in tasca. Ecco come funziona la moneta virtuale
Con i primi 10.000 Bitcoin furono comprate due pizze. Oggi li usa mezzo mondo. E quelle pizze varrebbero quasi cinque milioni
Giuseppe Marino – Mer, 02/07/2014 – 09:00
Moneta virtuale, criptomoneta o criptovaluta, banconota elettronica. Chiamatelo come volete il Bitcoin, ma di sicuro è un mezzo di pagamento figlio della crisi. Non è un caso che l’atto di nascita più accreditato porti la data del 2008, cioè l’anno in cui il sistema finanziario mondiale è imploso nel buco nero dei mutui «subprime».
Alla fine di quell’anno nero viene pubblicato sul web uno studio sui Bitcoin firmato Satoshi Nakamoto. Resta tuttora un mistero chi si nasconda dietro a questo pseudonimo, non si sa se sia un uomo, una donna o addirittura un gruppo di studiosi. Sta di fatto che, a differenza di altri predecessori, il Bitcoin in pochi anni, sull’onda della sfiducia verso le grandi istituzioni finanziarie, si è diffuso nel mondo in maniera esponenziale, superando l’ostilità delle banche e la diffidenza di migliaia di utenti. Un successo talmente travolgente da generare 500 altre monete virtuali. C’è chi è sicuro di essere di fronte al mezzo di pagamento del futuro. Di sicuro vale la pena di esplorarne le potenzialità. E quindi di capire come funziona.
Cos’è il Bitcoin
È una valuta virtuale, cioè totalmente elettronica. Non servono banconote, monete né borsellino: viaggia attraverso internet e il possesso di ogni singolo Bitcoin è registrato in modo univoco da una vasta rete di computer in tutto il mondo. Pochi giorni fa la California è stata la prima a riconoscere il Bitcoin come valuta, nel resto del mondo circola con scambi tra privati, con un cosiddetto sistema peer-to-peer, cioè da computer a computer.
Chi lo controlla
Non passa dalle banche né viene controllata da autorità monetarie o banche centrali. Viene generata automaticamente secondo un algoritmo matematico che esclude l’inflazione: è già previsto che si arrivi a un circolante massimo di 21 milioni di Bitcoin, ma il ritmo di emissione rallenta progressivamente.
Come fare ad averlo
Ci sono due possibilità. Una è comprare Bitcoin direttamente da un privato che ne possiede oppure su piattaforme in itnernet come Coinbase, quella a cui si appoggia Il Giornale, o Bitstamp, pagandolo con normali valute, dagli euro ai dollari. Ci sono ormai molte attività che lo accettano come mezzo di pagamento on line: chi possiede Bitcoin, ad esempio, può usarli per fare shopping su Amazon, senza bisogno di carta di credito o bonifici. Il secondo mezzo per ottenerli è il «mining», ovvero mettere una parte della potenza di calcolo del proprio computer a disposizione della Rete che gestisce le transazioni. In cambio, periodicamente, si ricevono Bitcoin in «premio».
Come si conservano
Basta andare su uno dei siti già citati e aprire un «wallet», ovvero un portafoglio elettronico, che potrà contenere uno più conti in Bitcoin, identificati da codici numerici che iniziano sempre con la cifra 1. I conti sono anonimi, ed è una delle caratteristiche che ne ha favorito l’enorme diffusione: si calcola che nel 2013 il cambio Bitcoin-Yuan sia arrivato a coprire il 21% di tutti i cambi di valuta in Cina. Ogni portafoglio ha un codice, una «chiave» pubblica che lo identifica, che permette così a chiunque di versare Bitcoin su quel conto, e una segreta, nota sola al proprietario, che la usa per autorizzare i pagamenti a terzi.
Come si scambia
La semplicità con cui si può spendere e scambiare è uno dei grandi vantaggi. Sui siti internet che lo accettano c’è in genere un «pulsante» da cliccare e il trasferimento dei fondi è immediato, via web. Altrimenti si può «caricare» una somma sul proprio cellulare e, autorizzando il pagamento con la propria «chiave» segreta, si vedrà comparire un «Qr code», un quadrato fatto di puntini neri. Il creditore lo legge col proprio cellulare e la somma prevista viene accreditata sul suo conto. Il Qr code può eventualmente essere stampato, come un assegno, e letto sempre col cellulare.
Quanto vale
I primi furono emessi come esperimento e usati per comprare due pizze: furono pagate con 10.000 Bitcoin. Oggi un’unità vale oltre 470 euro, e infatti la maggior parte dei pagamenti avvengono con frazioni di Bitcoin.
Come investire
C’è chi fa trading in Bitcoin e ottiene grandi guadagni, ma la volatilità è altissima. Il tasso di cambio è arrivato a un picco di 1.200 euro. Chi avesse comprato in quel momento, oggi ci avrebbe rimesso due terzi del capitale.
A proposito: a quel tasso di cambio, le prime due pizze sono state pagate 12 milioni di euro. Insomma, la speculazione su Bitcoin è materia da maneggiare con cura.
La sicurezza
Una piattaforma molto usata, MtGox, è finita male: i gestori sono spariti con la cassa. Ma il meccanismo diffuso ha saputo riparare i suoi punti deboli. Ogni Bitcoin «ricorda» il nome dell’ultimo proprietario, come una girata di assegno, e ogni passaggio viene registrato in pochi istanti da tutti i wallet. Transazioni non riconosciute da tutti i portafogli in Rete, perché truccate, verrebbero subito bloccate. Le incognite: quanto prenderà piede tra le aziende ed eventuali, non facili, interventi regolatori da parte dei governi.