Quasi un milone di dollari in bitcoin dagli imbarazzati guardoni
Un tempo la paura di diventare ciechi fungeva da deterrente per chi eccedeva con pratiche onanistiche o di auto-piacere . Ora la paura più grande sembra quella di non essere più in grado di guardare direttamente negli occhi i tuoi colleghi, amici e parenti se un video compromettente di te arriva nelle loro caselle di posta elettronica. I truffatori lo hanno capito e stanno estorcendo bitcoin alle vittime per ricavarne una fortuna. Secondo un’indagine condotta dalla società di cibersecurity Area 1, gli estorsori del sesso hanno finora introitato quasi 120 bitcoin per un controvalore di circa 855.000 euro (949.000 Usd) . Inizialmente riportato da Fortune, il rapporto afferma che il pagamento medio da parte delle vittime di questo particolare tipo di truffa è di 0,073 bitcoin (circa 525 euro).
Kaspersky Labs ha recentemente pubblicato un post sul suo blog in cui espone i rischi di uno dei malware più riusciti nell’industria crittografica: il CryptoShuffler. A differenza dei cryptoransomware (cryptolocker), questo Trojan non ha effetti appariscenti, fa del suo meglio per scivolare sotto i radar. Il malware (virus) risiede in modo indefinito e silenzioso nei computer degli utenti e monitora attivamente i loro appunti. Una volta che la vittima ha copiato un indirizzo portafoglio (ad esempio il mio , 1gavriLo6TCyEEzKru4UD4FLFe6Yo7t9b ), CryptoShuffler lo sostituisce con l’indirizzo degli hacker. Se gli utenti non prestano attenzione all’indirizzo incollato prima di effettuare le transazioni, finisce che inviano così bitcoin agli amministratori di CryptoShuffler. (altro…)
Dal suo inizio nel 2009, il Bitcoin è cresciuto in maniera esponenziale diventando una moneta digitale molto popolare ed usata in tutto il mondo. Purtroppo, a causa della sua popolarità , del suo tasso di crescita e della sua capitalizzazione di mercato, anche i truffatori crescono e realizzano benefici monetari molto consistenti.
Riportiamo la notizia apparsa ieri sul quotidiano locale friulano Messaggero Veneto che si rifà al rapporto Clusit 2016 (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica) i quali dati offrono una panoramica abbastanza inquietante del cybercrimine in Italia. Il riferimento parla di un aumento del 30% annuo di aziende e soggetti colpiti da ransomware cryptolocker e suoi derivati e di riscatti pagati preferibilmente in bitcoin per un valore di 9 miliardi di euro solo per quanto riguarda oltre un migliaio di casi denunciati nel 2015.
I ransomware Bitcoin sono stati una spina nel fianco di molti appassionati di moneta digitale, e gli esperti di sicurezza hanno avuto un molte difficoltà trovare soluzioni. Nel corso degli anni, ci sono stati vari ceppi di ransomware, ognuno dei quali ha portato qualcosa di nuovo alla questione rendendosi più difficile da rimuovere da un computer infetto. Ma l’ultima soluzione di Bitdefender può porre fine alla maggior parte di questa miseria.
Dall’inizio di questo mese (febbraio 2016) sto assistendo ad una vera e propria epidemia di Cryptolocker, l’ormai tristemente famoso ramsonware che cripta/codifica tutti i documenti, immagini, pdf del computer infettato rendendoli inaccessibili finchè non viene pagato un riscatto di diverse centinaia di euro in Bitcoin agli hacker/estorsori per ottenere il programma di decriptazione e riavere così accessibilità ai propri file. Il “virus” (malaware) in questione in realtà è noto da anni, ma ha ripreso vitalità grazie alla possibità per i pirati informatici di essere pagati in Bitcoin sfruttando così quelle doti di pseudo-anonimità della crypto-moneta per non essere tracciati.
Con l’operazione denominata Cryptowash la Polizia Postale di Udine, coordinata dalla Procura distrettuale di Trieste, ha messo fine all’ attività dei criminali informatici attraverso il ransomware Cryptolocker che ha colpito numerose attività commerciali anche in Friuli ed addiritura i pc di due magistrati della Procura di Udine, come ho riportato precedentemente proprio su questo blog . Il malware, com’è noto, una volta eseguito sul proprio personal computer, cripta in maniera progressiva decine di tipologie di file in esso conservati rendendone impossibile la fruizione se non dietro il pagamento di una somma in bitcoin per lo sbloccaggio. Solo pagando l’utente può ricevere la chiave che consentirà di decodificare i propri file.
Questo post non intende avvallare o sostenere in nessun modo l’ azione criminale dei pirati informatici che diffondono il virus Cript0L0cker, ma si limita a costatare e sottolineare la disinformazione che certe testate giornalistiche (Messaggero Veneto appartiene al gruppo Repubblica – Espresso) fanno sull’ argomento Bitcoin. Gli ignoranti come costoro, se non hanno intenzione di dare le corrette informazioni, potrebbero almeno tacere.
Sarebbe una notizia che rientra nella norma e passa pressochè inosservata, quella della titolare di un noto ristorante della zona di Udine che per sua sbadataggine, si fa infettare il computer dall’ormai conosciutissimo virus CryptoLocker, (ne parlarono anche a Striscia la Notizia alcuni mesi fa).
Riporto qui di seguito l’inserzione per lo scambio di Bitcoin che ho pubblicato su vari siti e forum specializzati. Potete contattarmi anche da lì, io sono sempre attivo!
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