Bitcoin: tutto ciò che dovreste sapere
- Scritto da Erika Gherardi il 3 giugno, 2014
Una piccola barretta elettronica, grande quanto un classica chiavetta usb, permette di pagare una cena al ristorante, fare donazioni, regalare soldi ad un clochard e comprarsi un caffè. La moneta caricata su questo piccolo gadget? I bitcoin. È il 2048 e questo è quello che succede in Almost Human, serie TV fantascientifica andata in onda per la prima volta lo scorso anno sulla rete americana Fox e ideata da J. H. Wyman. Impossibile non notare il voto di fiducia fatto dagli sceneggiatori nei confronti della criptomoneta più chiacchierata di questo decennio: per loro i bitcoin sono la moneta del futuro. E per noi?
Ancora presto a dirsi ma le premesse sono sicuramente interessanti.
I bitcoin sono in circolazione dal 2009, nati dalla mente di Satoshi Nakamoto, nome fittizio sotto cui si cela il misterioso (o i misteriosi) inventore. Ma che sia l’idea di uno o quella di tanti sinceramente poco importa. Quello che conta è che la moneta digitale sia stata creata perché, al di là di ciò che succederà nei prossimi anni, è indubbio che abbia le potenzialità di cambiare il modo in cui intendiamo ed usiamo la moneta.
Ma cosa sono esattamente i bitcoin?
Per semplificarlo al meglio riprendo un esempio banale fatto dal consulente finanziario Nik Custodio.
Immaginatevi seduti su una panchina insieme ad un amico. Avete una mela e decidete di regalarla alla persona seduta affianco a voi. Uno scambio molto semplice fatto da due persone che comporta un fatto altrettanto semplice: ora il vostro amico ha una mela e voi non avete nessuna.
Cosa succede se la mela diventa digitale?
La questione si complica. Non siete più uno di fronte all’altro e lo scambio non è altrettanto semplice. La mela virtuale che promettete al vostro amico in realtà potreste già averla inviata alla vostra fidanzata, potreste averne delle copie e tenere per voi l’originale, potreste aver caricato l’originale su Dropbox e lasciato che centinaia di persone la scaricassero. Insomma, siamo ben lontani dalla semplicità dello scambio di una mela reale su una panchina.
La soluzione è semplice: un registro delle transazioni che tenga traccia di tutto ciò che succede alla mia mela virtuale, un registro disponibile a chiunque utilizzi le mele virtuali. Non si può imbrogliare. Se hai già dato la tua mela alla tua fidanzata il registro sa che non ce l’hai più, ergo non puoi inviarla al tuo amico.
Torniamo quindi alla nostra moneta digitale.
Il bitcoin è virtuale e viene creato dai miner (minatori) che estraggono la moneta utilizzando potenti computer che sono chiamati a risolvere un problema matematico. Il problema diventa sempre più complesso con il passare del tempo in modo che il bitcoin sia sempre più difficile da estrarre. Il motivo? La criptomoneta è limitata. Pensatela come l’oro. L’oro di questo pianeta è limitato, ossia tra qualche decennio l’avremo estratto completamente; è anche vero che inizialmente trovarlo era più semplice, ora i filoni diventano sempre più difficili da localizzare il che rende l’estrazione più lenta di prima. La differenza tra l’oro e il bitcoin è che ora come ora non sappiamo quanto oro abbiamo ancora a disposizione, mentre la moneta virtuale ha un limite molto chiaro: 21 milioni, raggiungibili probabilmente intorno all’anno 2140.
Tutto le operazioni che riguardano i bitcoin vengono registrate nella blockchain, il registro opensource di cui parlavamo prima, quello che garantisce che una mela non venga inviata due volte. Ovviamente il fatto che questa versione digitale di un libro contabile sia aperta a tutti non significa che tutti sanno tutto delle vostre transizioni. Il bitcoin è infatti una criptomoneta, questo significa che per lo scambio mi serviranno codici, non nomi. I codici, chiamate chiavi e composte da oltre 30 caratteri alfanumerici, sono due: quella pubblica e quella privata. La prima è quella che avvia lo scambio di bitcoin, la seconda invece è quella con cui il proprietario dei bitcoin conferma il trasferimento. Le chiavi pubbliche possono cambiare ogni volta e sono le uniche che compaiono nella blockchain, quelle private certificano la proprietà quindi perdere la vostra sarebbe come perdere il portafoglio con dentro dei contanti.
Ricapitolando: i miner (ricompensati in bitcoin) estraggono la moneta virtuale che può essere scambiata utilizzando due chiavi che rendono la transazione sicura e pseudo-anonima, pseudo perché a comparire nella blockchain sono solo i codici pubblici, non quelli privati.
In parole un po’ più tecniche parliamo di un sistema quasi anonimo, basato sull’open source e su una rete peer-to-peer, privo di organi centrali visto che non fa riferimento né allo stato né alle banche e tendenzialmente non soggetta ad alcuna legge specifica. Praticamente una moneta autonoma ed anarchica che risulta così sicura da essere temuta.
Il bitcoin infatti è stato al centro di numerose critiche proprio per via di questa sua natura che alcuni teorizzano essere una fonte di criminalità. Sarà vero? Ho avuto modo di parlarne con l’avvocato Giulia Aranguena che ha guidato il “gruppo di studio sul bitcoin” dello studio legale ADLP durante la stesura dell’ebook Bitcoin – L’altra faccia della moneta. ” La mancanza di sicurezza” – spiega l’avvocato – “non attiene al protocollo bitcoin in sé per sé considerato, ma a talune piattaforme che utilizzano il bitcoin nelle loro attività“. Insomma, inutile dirvelo: i criminali c’erano con i contanti e ci sono anche con la moneta virtuale perché, alla fine, il problema non è il mezzo con cui vengono pagati o con cui guadagnano.
Lo scambio e il portafoglio
Al momento purtroppo pochi Paesi stanno cercando di capire il fenomeno e soprattutto di pensare nuove leggi per poter regolamentare il fenomeno con un ovvio risultato: del bitcoin finiscono con il parlare pochissime persone e per essere usati da poche migliaia di utenti. Siamo quindi ancora lontani dal poter usare il bitcoin nella nostra quotidianità sostituendolo all’euro ma, se siete curiosi di saperne di più, sappiate che questo è sicuramente un buon momento per cominciare ad approcciare la moneta virtuale. Il motivo? Fondamentalmente per il cambio favorevole. Al momento 1 bitcoin vale circa 420 Euro. Lo so, detto così non sembra proprio conveniente, ma in realtà dovete considerare due fattori:
- le fluttuazione dei bitcoin sono, purtroppo, decisamente peggiori di quelle della normale valuta, cosa che ha permesso alla criptomoneta di arrivare alla soglia dei 1000 dollari (il triplo del valore attuale)
- i bitcoin non sono come gli euro, quindi non solo ci sono i decimi e i centesimi di bitcoin ma anche i millesimi.
Insomma, volendo potreste cominciare investendo 10 euro che corrispondono a circa 0.0300 btc.
La domanda ha questo punto è: dove li prendo? Cominciate con l’escludere il mining perché, ahimé, la potenza di calcolo richiesta tende ad andare oltre le possibilità dei normali utenti. Le alternative che vi rimangono sono due: scambiarli o guadagnarli. Nel primo caso dovrete ricorrere agli exchange, ossia a dei siti web, come BTC-E, che convertono i vostri euro (o qualsiasi altra valuta) in bitcoin, un po’ come quando su Paypal chiedete al sistema di convertirvi gli euro in dollari per acquistare sui siti americani; il secondo metodo è semplice: trovate un lavoro, solitamente online, e richiedete il pagamento in bitcoin. Volendo esiste anche un terzo metodo, quello proposto dal sito LocalBitcoins. Il principio è il medesimo dei siti di exchange solo che in questo caso vi incontrate di persona perché scambiate contanti con bitcoin.
Ora avete i vostri bitcoin. Dove tenerli? Semplice: nel portafoglio. No, non quello in vera-finta pelle che avete in tasca o in borsa, ma quello virtuale. Anche in questo caso avrete 3 differenti opzioni:
- un software da installare sul computer
- un’applicazione per il smartphone
- gli appositi servizi online
Trovate tutti quelli ufficialmente consigliati dalla Bitcoin Foundation sul sito ufficiale, così potete decidere con calma quello che fa al caso vostro. Un unico consiglio: nel dubbio, optate per software e applicazioni. Purtroppo i servizi online ogni tanto falliscono e in quel caso il vostro piccolo fondo andrebbe inevitabilmente perduto.
I Bitcoin nella vita quotidiana
Un funzionamento complesso, una serie di siti web non sempre troppo chiari, installazioni e applicazioni. Fino ad ora tutto ciò che vi ho raccontato della nuova moneta suona un po’ come una storia astratta. Qualcosa che c’è e non si vede, qualcosa di troppo complicato da capire, qualcosa che esiste ma che nessuno sembra usare davvero.
Sbagliato.
Sì, siamo ancora molto lontani dal raggiungere lo stesso livello di familiarità con cui ormai gestiamo i nostri euro, molti lontani anche da una distribuzione così capillare e dall’utilizzo quotidiano, eppure qualcosa si inizia a muovere.
Innanzitutto cominciano a diffondersi i primi bancomat bitcoin, ossia sportelli in cui sarà possibile depositare la moneta locale per accreditare bitcoin sul proprio portafoglio. Il funzionamento è estremamente basilare: una telecamere legge il QR code contente il vostro indirizzo bitcoin, quello associato appunto al vostro portafoglio, e ne verifica appartenenza e validità dopodiché potrete versare i vostri soldi. Tempo totale per questa operazione? Circa 15 secondi. Se state pensando “tanto da noi non arriveranno mai”, vi sbagliato. L’imprenditore friulano LUCA DORDOLO ha infatti deciso di fare la sua parte per diffondere la cultura della moneta digitale rendendo disponibile ad Udine il primo bancomat bitcoin. Ma ovviamente non finisce qui: Dordolo sta pensando di distribuire altri sportelli, senza contare che a breve a Roma dovrebbe venir installato il primo ATM prodotto dalla Coin Capital. Insomma, nei prossimi anni le cose si faranno alquanto interessanti. Se siete curiosi di seguire la diffusione di questi sportelli vi invito a visitare il sito Bitcoin ATM Map che vi consente di vedere quali e quanti bancomat sono al momento presenti in tutto il mondo, così se mai vi serviranno saprete dove trovarli.
Naturalmente però avere fondi nel proprio portafoglio sarebbe inutile senza la possibilità di utilizzarli. Negli ultimi mesi gli esercizi commerciali che accettano il pagamento tramite criptovaluta si stanno moltiplicando, e no, non solo all’estero. Ristoranti, parrucchieri, taxisti, studi legali e persino scuole dedicate ai maker: in Italia i posti dove potete spendere i vostri risparmi virtuali cominciano a comparire e a moltiplicarsi. Anche in questo caso potete scoprire chi li accetta utilizzando una mappa, la CoinMap, naturalmente open source e consultabile a questo indirizzo.
Ma le singole attività commerciali non sono l’unico tentativo di diffondere la cultura della moneta virtuale. A Berlino ad esempio è sorto il Kreuzberg, un intero quartiere dove è possibile spendere i vostri bitcoin, ma quello della capitale tedesca, come ci ha spiegato l’avvocato Giulia Aranguena, “non e’ affatto un caso isolato. Stanno nascendo, anche grazie alla rete, entità territoriali ben specifiche, i cosiddetti Bitcoin Boulevard, che riuniscono esercizi commerciali e prestatori di servizi che aiutano il pubblico ad effettuare pagamenti in criptovaluta, forniscono consulenza e si interfacciano con le realtà municipali. Credo che siano delle specie di comitati di quartiere, utilizzati per ottimizzare anche la comunicazione al pubblico. C’è un Bitcoin Boulevrad molto noto ed esteso a Cleveland, ad esempio, e ne stanno sorgendo anche in Olanda, ad Amsterdam in particolare.”
Se pensavate che i bitcoin fossero solo la moneta della rete vi sbagliavate. A quanto pare più si fa conoscere, più viene apprezzato ed utilizzato. Capire i motivi non è poi così difficile. Si tratta di una moneta unica, utilizzabile in tutto il mondo, che non comporta praticamente costi durante i trasferimenti e che vi evita di andare in giro con contanti o scomode carte di credito.
Inutile negarlo: che vi piaccia o meno, che decidiate di usarli oppure no, la brillante idea di Satoshi Nakamoto è destinata a rivoluzionare la nostra idea del denaro.